Innovazione

Missione da technopreneurs

Pubblicato il 21 Dicembre 2008

Una proposta per la formazione degli scienziati che si preparano a trasformarsi in imprenditori

Il problema di fondo è che i Paesi industrializzati in genere sfornano meno scienziati di quelli che dovrebbero. Detto questo, alcuni, come l’America, superano il problema in modo semplice: importano i cervelli di cui hanno bisogno. Altri, come l’Italia, fanno più fatica a importarli, anche perché offrono meno opportunità dal punto di vista accademico.

In questo contesto, o fanno uno sforzo per mettersi in pari o rischiano di trovarsi indietro”. Così Gary Becker, premio Nobel per l’Economia, fotografava in maniera impietosa una delle principali criticità del nostro Paese (si veda l’intervista apparsa sul Sole-24 Ore del 15 dicembre 2007). E non si fermava qui: “Ho paura che la struttura universitaria italiana, così rigida, così centralizzata, impedisca di dare sfogo a giovani brillanti… Pensi al caso di Google, nato in laboratorio a Stanford e divenuto in dieci anni un elemento dirompente per l’economia mondiale. Insomma, il mito che lo scienziato per definizione si gode il prestigio ma non i soldi, in America non c’è più; ci sono molte porte girevoli e ci sono Nobel per la genetica che aprono aziende farmaceutiche. Sempre più, nell’economia moderna ad alto valore aggiunto, avremo scienziati imprenditori. Si tratta di una combinazione straordinaria perché riduce di molto i tempi per passare dalla ricerca teorica all’applicazione pratica. E se questo lo si può fare in modo sistematico, coinvolgendo migliaia di scienziati, ecco, l’intero sistema Paese ne trae beneficio. In America i canali ormai ci sono, in Italia credo di no”.